giovedì 19 settembre 2019
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giovedì 25 aprile 2019
#T12 Capitolo 3
Finita la visita Flavio rientrò in ufficio per sbrigare le ultime faccende prima do potersi dedicare al week-end, nonostante i mille pensieri che gli frullavano in testa. Gloria era molto strana, quasi pazza più del solito, ma aveva pronunciato una frase diversa dalle solite. Come se qualcosa stesse cambiando.
“Il tempo passa, la mente tace, scordar di lui non son capace.”
Che voleva dire con questa frase, chi era quel lui, suo marito o l’assassino di suo marito.
Gloria sarebbe stata l’unica in grado di identificare quella persona, ma in quello stato e dopo lo choc, sicuramente nessuno le avrebbe creduto. Molti, per di più, pensavano che lei stessa avesse ucciso il marito, e che la pazzia fosse un modo per poter evitare la galera o il processo.
La dinamica della morte di Saverio era ancora avvolta nel mistero. Gloria avrebbe potuto essere l’assassino, ma anche una persona invisibile, il problema era che non esistevano prove o testimonianze se non nella mente e nei ricordi di Gloria, che ormai sembrava essere completamente andata.
Accompagnato da questi pensieri Flavio rientrò in ufficio. Erano quasi le quattro, alcuni impiegati se ne erano già andati.
Risalendo le scale incontrò Ada che stava scendendo per andare al bar.
“Flavio, hai una sorpresa appena risali.” Disse la donna con voce tranquilla e allegra, quasi a modo di sfottò.
L’uomo si fermò sulle scale, indeciso se continuare a salire o andarsene. Ada colse l’esitazione dell’uomo. Aveva capito che dopo l’incontro di quella mattina e la visita a sua sorella, Flavio non avrebbe retto un altro incontro di lavoro, soprattutto pesante ed invadente.
“Tranquillo, ti piacerà… almeno credo” concluse la donna, mentre scendeva, lasciando dietro di sé la sua voce con un tono quasi scherzoso.
Ovviamente Flavio non avrebbe potuto sapere chi fosse la persona che lo aspettava in ufficio, fino a quando non avesse aperto la porta. Purtroppo, non aveva mai valutato l’idea di restaurare l’ufficio, secondo quello che era il suo progetto iniziale. Aveva un progetto e lo aveva chiamato “Spazio Mentale”. L’idea era quella di creare un ambiente unico, aperto che stimolasse la creatività e favorisse la cooperazione tra gli impiegati, ma dopo la morte di Saverio aveva accantonato il progetto poiché aveva preferito restare fuori ed isolato dal mondo. In modo ironico, date le circostanze e gli ultimi avvenimenti, aveva seriamente valutato l’idea di rispolverare quel progetto.
In questo momento aveva una sola certezza: una volta aperta la porta non se ne sarebbe potuto andare e né tantomeno si sarebbe potuto preparare psicologicamente all’incontro con l’interlocutore sconosciuto, se non in un frangente di secondi.
Aprì la porta e vide due figure, di spalle sedute verso la scrivania. Erano un uomo e una donna. L’uomo aveva i capelli brizzolati pettinati in maniera ordinata, un leggero accenno di barba, era vestito con una giacca nera. Avrebbe potuto avere un’età compresa tra i quaranta e i cinquant’anni, mentre la donna aveva dei capelli nero corvino, a caschetto, tagliati in maniera simmetrica e precisa. Se Flavio non avesse riconosciuto la donna avrebbe sicuramente pensato che indossasse una parrucca. I capelli erano perfetti e soprattutto immobili.
Appena la donna sentì aprire la porta si girò e salutò l’uomo tendendogli la mano.
“Flavio… come stai?” esordì in tono solare e deciso.
“Bene Bene…” disse ricambiando la stretta di mano della donna e salutando l’uomo.
“Piacere Alberto…” disse l’uomo stingendo la mano di Flavio in maniera salda.
Flavio fece il giro della scrivania e si accomodò sulla sua poltrona.
“Allora qual buon vento ti porta qui, hai deciso di aprire una nuova filiale della tua agenzia immobiliare?” disse sorridendo rivolgendo lo sguardo prima alla donna e poi verso l’uomo.
Alberto sorrise portandosi la mano alla bocca, quasi a non voler far trasparire la risata, e a voler lasciare quanto più possibile l’alone di mistero intorno a quella conversazione.
“In realtà siamo qui per lui…” disse la donna posando prima il suo sguardo su Flavio e poi trasportandolo su Alberto, accompagnando il movimento del viso con quello della mano.
Flavio in quel momento sentì un brivido dietro la schiena, si irrigidì come se si trovasse nel bel mezzo di una roulette russa con una pistola puntata contro la tempia. Era in attesa che il colpo venisse sparato.
“Mi candido a sindaco della città durante le prossime elezioni, e ti voglio nella mia squadra.”
Boom..
La pistola sparò il colpo.
Ma nel suo caso non c’era il proiettile, fu sparato solo un colpo a vuoto. La roulette russa era un gioco d’azzardo, o si restava secchi per il proiettile o per l’ansia e la paura. Nel caso di Flavio, fu pervaso da un’ondata mista di paura, ed eccitazione che scatenò una reazione incontrollata e lo costrinse ad alzarsi e ad allontanarsi un attimo dall’ufficio.
La donna non immaginava che una semplice dichiarazione avrebbe potuto scatenare una reazione del genere. In effetti era preparata a questa reazione o ad un totale rifiuto da parte di Flavio. Conosceva l’uomo e sapeva cosa avesse passato specie nell’ultimo anno. Sia lei che suo Alberto erano arrivati lì con poche speranze.
Corse in bagno davanti agli occhi imperterriti della donna e di Alberto e di tutti i suoi dipendenti.
Appena entrato nel bagno si lasciò andare, e dopo aver recuperato il fiato si fermò davanti allo specchio. Rivide il suo sguardo, e in un attimo ripensò a tutto ciò che era stata l’ultima campagna elettorale che aveva affrontato. Ripensò alle nottate nel suo studio, a Gloria, a Saverio, alla loro amicizia, a sua moglie e alla sua famiglia. Pensò anche a tutto il buio e ai disastri che ne erano scaturiti dopo l’elezione di Saverio a sindaco.
Si tolse gli occhiali, mise a fuoco ancora una volta il suo viso e il suo sguardo, si passo una mano nei capelli, scompigliò la capigliatura perfetta, si rinfrescò la faccia e uscì rientrando nel suo ufficio, chiuse la porta e senza nemmeno sedersi disse: “Ok, ci sono!”
I due lo guardarono quasi straniti, ma la donna, che conosceva Flavio aveva capito, in qualche modo, inconsciamente aveva risvegliato qualcosa in lui.
“Quindi è un si!” disse Alberto guardando stranito la donna, quasi incredulo.
“Si!” rispose lei con un velo di commozione, quasi incredula.
“Il tempo passa, la mente tace, scordar di lui non son capace.”
Che voleva dire con questa frase, chi era quel lui, suo marito o l’assassino di suo marito.
Gloria sarebbe stata l’unica in grado di identificare quella persona, ma in quello stato e dopo lo choc, sicuramente nessuno le avrebbe creduto. Molti, per di più, pensavano che lei stessa avesse ucciso il marito, e che la pazzia fosse un modo per poter evitare la galera o il processo.
La dinamica della morte di Saverio era ancora avvolta nel mistero. Gloria avrebbe potuto essere l’assassino, ma anche una persona invisibile, il problema era che non esistevano prove o testimonianze se non nella mente e nei ricordi di Gloria, che ormai sembrava essere completamente andata.
Accompagnato da questi pensieri Flavio rientrò in ufficio. Erano quasi le quattro, alcuni impiegati se ne erano già andati.
Risalendo le scale incontrò Ada che stava scendendo per andare al bar.
“Flavio, hai una sorpresa appena risali.” Disse la donna con voce tranquilla e allegra, quasi a modo di sfottò.
L’uomo si fermò sulle scale, indeciso se continuare a salire o andarsene. Ada colse l’esitazione dell’uomo. Aveva capito che dopo l’incontro di quella mattina e la visita a sua sorella, Flavio non avrebbe retto un altro incontro di lavoro, soprattutto pesante ed invadente.
“Tranquillo, ti piacerà… almeno credo” concluse la donna, mentre scendeva, lasciando dietro di sé la sua voce con un tono quasi scherzoso.
Ovviamente Flavio non avrebbe potuto sapere chi fosse la persona che lo aspettava in ufficio, fino a quando non avesse aperto la porta. Purtroppo, non aveva mai valutato l’idea di restaurare l’ufficio, secondo quello che era il suo progetto iniziale. Aveva un progetto e lo aveva chiamato “Spazio Mentale”. L’idea era quella di creare un ambiente unico, aperto che stimolasse la creatività e favorisse la cooperazione tra gli impiegati, ma dopo la morte di Saverio aveva accantonato il progetto poiché aveva preferito restare fuori ed isolato dal mondo. In modo ironico, date le circostanze e gli ultimi avvenimenti, aveva seriamente valutato l’idea di rispolverare quel progetto.
In questo momento aveva una sola certezza: una volta aperta la porta non se ne sarebbe potuto andare e né tantomeno si sarebbe potuto preparare psicologicamente all’incontro con l’interlocutore sconosciuto, se non in un frangente di secondi.
Aprì la porta e vide due figure, di spalle sedute verso la scrivania. Erano un uomo e una donna. L’uomo aveva i capelli brizzolati pettinati in maniera ordinata, un leggero accenno di barba, era vestito con una giacca nera. Avrebbe potuto avere un’età compresa tra i quaranta e i cinquant’anni, mentre la donna aveva dei capelli nero corvino, a caschetto, tagliati in maniera simmetrica e precisa. Se Flavio non avesse riconosciuto la donna avrebbe sicuramente pensato che indossasse una parrucca. I capelli erano perfetti e soprattutto immobili.
Appena la donna sentì aprire la porta si girò e salutò l’uomo tendendogli la mano.
“Flavio… come stai?” esordì in tono solare e deciso.
“Bene Bene…” disse ricambiando la stretta di mano della donna e salutando l’uomo.
“Piacere Alberto…” disse l’uomo stingendo la mano di Flavio in maniera salda.
Flavio fece il giro della scrivania e si accomodò sulla sua poltrona.
“Allora qual buon vento ti porta qui, hai deciso di aprire una nuova filiale della tua agenzia immobiliare?” disse sorridendo rivolgendo lo sguardo prima alla donna e poi verso l’uomo.
Alberto sorrise portandosi la mano alla bocca, quasi a non voler far trasparire la risata, e a voler lasciare quanto più possibile l’alone di mistero intorno a quella conversazione.
“In realtà siamo qui per lui…” disse la donna posando prima il suo sguardo su Flavio e poi trasportandolo su Alberto, accompagnando il movimento del viso con quello della mano.
Flavio in quel momento sentì un brivido dietro la schiena, si irrigidì come se si trovasse nel bel mezzo di una roulette russa con una pistola puntata contro la tempia. Era in attesa che il colpo venisse sparato.
“Mi candido a sindaco della città durante le prossime elezioni, e ti voglio nella mia squadra.”
Boom..
La pistola sparò il colpo.
Ma nel suo caso non c’era il proiettile, fu sparato solo un colpo a vuoto. La roulette russa era un gioco d’azzardo, o si restava secchi per il proiettile o per l’ansia e la paura. Nel caso di Flavio, fu pervaso da un’ondata mista di paura, ed eccitazione che scatenò una reazione incontrollata e lo costrinse ad alzarsi e ad allontanarsi un attimo dall’ufficio.
La donna non immaginava che una semplice dichiarazione avrebbe potuto scatenare una reazione del genere. In effetti era preparata a questa reazione o ad un totale rifiuto da parte di Flavio. Conosceva l’uomo e sapeva cosa avesse passato specie nell’ultimo anno. Sia lei che suo Alberto erano arrivati lì con poche speranze.
Corse in bagno davanti agli occhi imperterriti della donna e di Alberto e di tutti i suoi dipendenti.
Appena entrato nel bagno si lasciò andare, e dopo aver recuperato il fiato si fermò davanti allo specchio. Rivide il suo sguardo, e in un attimo ripensò a tutto ciò che era stata l’ultima campagna elettorale che aveva affrontato. Ripensò alle nottate nel suo studio, a Gloria, a Saverio, alla loro amicizia, a sua moglie e alla sua famiglia. Pensò anche a tutto il buio e ai disastri che ne erano scaturiti dopo l’elezione di Saverio a sindaco.
Si tolse gli occhiali, mise a fuoco ancora una volta il suo viso e il suo sguardo, si passo una mano nei capelli, scompigliò la capigliatura perfetta, si rinfrescò la faccia e uscì rientrando nel suo ufficio, chiuse la porta e senza nemmeno sedersi disse: “Ok, ci sono!”
I due lo guardarono quasi straniti, ma la donna, che conosceva Flavio aveva capito, in qualche modo, inconsciamente aveva risvegliato qualcosa in lui.
“Quindi è un si!” disse Alberto guardando stranito la donna, quasi incredulo.
“Si!” rispose lei con un velo di commozione, quasi incredula.
lunedì 15 aprile 2019
#T12 Capitolo 2
Dopo l’assassinio del marito
Gloria era stata rinchiusa in un istituto di igiene mentale a causa del trauma
che aveva subito. I medici non sapevano che diagnosi elaborare.
Viveva in una sorta di prigione
mentale, dopo l’accaduto. A volte sembrava uscirne, ma subito dopo si
rinchiudeva nella sua prigione. Inizialmente erano più frequenti i momenti di
lucidità che quelli di prigionia, ma pian piano la follia prese il sopravvento
su di lei rinchiudendola sempre di più nella sua prigione mentale. Psicologi,
psichiatri e neuropsichiatri avevano cercato di elaborare una diagnosi o una
sorta di cura, me nessuno ne era venuto a capo.
Sembrava che la donna stesse
bene, ma improvvisamente impazziva, iniziava ad urlare e a grattarsi le mani
fino a farla sanguinare, lacerandosi diversi strati di pelle. Una volta durante
la notte si grattò così a fondo che il mattino dopo, i medici che la trovarono
potevano vedere persino i tendini sul dorso della mano. Le furono medicate
subito le ferite e poi venne sedata per diversi giorni. Quando ricominciava ad
avere questi attacchi i medici le lasciavano le mani con garze e bende in modo
da impedirle di potersi fare del male. In questo periodo, a ridosso
dell’anniversario della morte del marito Gloria si trovava nuovamente in quella
fase.
Non appena Flavio la vide, nel
corridoio dell’istituto dove era ricoverate le corse incontro e l’abbracciò. La
prese sottobraccio e la condusse nella sala comune.
Aveva le braccia fasciate in modo
spesso, i lunghi capelli rossi arruffati e spettinati, e lo sguardo spento. Gli
occhi sembravano quasi vitrei, l’azzurro aveva lasciato lo spazio ad un grigio
spento. Sembrava in uno stato catatonico. Camminava deambulando e ciondolando,
come se fosse stata imbottita di psicofarmaci e sedativi.
“Sarà sicuramente così” pensò
Flavio.
“Gloria come ti senti oggi.”
Chiese Flavio con tono quasi rammaricato e sconsolato.
“Il tempo passa, la mente tace,
scordar di lui non son capace…” disse mentre si guardava intorno, si stringeva
le braccia al corpo e cercava di non farsi sentire.
Flavio cercò di tranquillizzarla,
accarezzandola per quel che poteva. La donna si allontanò.
“Non mi toccare…” urlò in tono
isterico e quasi cagnesco.
Nella sala comune calò il
silenzio. Gli inservienti erano ad un passo dall’intervenire ma Flavio fece loro cenno di aspettare. Non voleva spaventare sua sorella. Non voleva essere, anche
lui, complice della sua solitudine e della sua prigionia. Chiunque fosse andato
a trovarla, negli ultimi anni era sempre stato aggredito e poi rifiutato da
Gloria. Era rimasto solo Flavio.
“Gloria calmati!” esclamò il
fratello, alzandosi e pronunciando con fermezza quelle due parole.
La donna rimase quasi sbalordita
di questa reazione, quasi stranita tant’è che recepì subito il messaggio e si
sedette nuovamente.
“Scusami, è che io non sono
pazza, voglio solo mantenere le distanze.”
“Ok, va bene…”.
L’uomo rimase un’altra ora con la
sorella, conversando con lei per quel che poteva. Finita la visita rientrò in
ufficio.
giovedì 4 aprile 2019
#T12 Capitolo 1
Erano passati due anni da quando
Flavio si era ritirato dall’agenzia stampa, dopo l’ultima campagna elettorale.
Era rimasto scosso, scioccato e soprattutto disgustato di quanto fango e di
quanta melma aveva dovuto rivoltare e mangiare pur di perseguire il suo obbiettivo,
far vincere il suo cliente, nonostante fosse contrario per molte cose alle sue
scelte e alle sue strategie. Aveva preferito finire dignitosamente il lavoro e
ritirarsi in buon ordine, nel suo ufficio per dedicarsi alla scrittura e alla
correzione di testi, il lavoro che avrebbe voluto fare, ma per il quale non
trovava mai il tempo sia perché il suo attuale lavoro lo opprimeva e sia
perché, piano piano, aveva represso le sue passioni, fino ad assopirle.
Come tutte le mattine, alle
undici precise, scese per andare al bar difronte il suo ufficio e per prendere
il suo caffè o la sua spremuta, in base a come credeva che si sarebbe svolta la
giornata. Il caffè significava una giornata lunga, piena di lavoro e
soprattutto intensa, mentre la spremuta significava una giornata impegnativa,
ma non troppo, leggera e che sarebbe finita non oltre le sedici e trenta.
Prese una spremuta, lesse il
giornale e dopo un quarto d’ora era nuovamente davanti la porta del suo
ufficio.
Mentre apriva la porta lesse
una mail sul cellulare. Entrò nel suo ufficio con la testa piegata sullo
smartphone.
Non notò subito la sedia girata
di spalle.
Appena richiuse la porta, la
sedia si girò.
Era seduta una figura femminile,
dai lunghi e lisci capelli biondi. Aveva le gambe accavallate, coperte da un
pantalone di pelle nero, molto aderente, e un paio dii scarpe con il tacco,
sicuramente un tacco 12.
La donna era pallida in viso, ma
aveva uno sguardo deciso.
Per attirare la sua attenzione
ticchettò le lunghe unghie sulla scrivania.
Flavio alzò lo sguardo dal
telefono e senza pensarci neanche un attimo esclamò: “Raffaella.”
Riportò le mani verso il viso, si
aggiustò la ciocca di capelli che le copriva gli occhi, e con voce gelida,
quasi avesse sparato un colpo di pistola pronunciò due parole fatali, scandendo
ogni singola lettera: “Dobbiamo parlare!”.
“Sai già che la mia risposta
sarà: no a prescindere!” sentenziò Flavio guardando dritto negli occhi
Raffaella.
La donna si alzò dalla sedia,
girò attorno alla scrivania, si avvicinò all’uomo, gli mise un dito sulle
labbra, quasi a volerlo zittire e gli sussurrò: “Shh… smettila di parlare.” con
voce flebile e quasi ammaliante. L’uomo era in estasi, quasi pietrificato,
inerme sotto lo charm della donna e vittima del suo fascino, come gli era
accaduto già in passato.
Raffaella prese la mano dell’uomo
e la portò dritta sul suo seno, spingendola e invitando l’uomo a massaggiarla.
Flavio d’istinto ritirò la mano,
ma qualcosa dentro di lui si mosse.
Raffaella si girò, come a
volersene andare, ma puntò il suo fondoschiena contro il suo bacino simulando
un rapporto sessuale. Flavio si tolse gli occhiali, li ripiegò nel solco della
camicia, prese la donna per i fianchi, si appoggiò sulla sua schiena, quasi a
voler assecondare il desiderio sessuale. Iniziò con il toccarle i fianchi e poi
giunse verso il pantalone dove si intravedeva il pizzo del perizoma che
indossava, lo sfiorò leggermente con un dito. La donna ebbe quasi un sussulto,
il suo corpo si irrigidì.
Entrambi stavano fremendo sotto gli
abiti e al loro interno. Iniziò ad accarezzarle la schiena con la mano, poi
avvicinò le sue labbra all’orecchio di Raffaella, lo sfiorò in maniera
libidinosa, mordendole il lobo e le disse:
“Puoi tranquillamente
scordartelo!” con quasi canzonatorio. La donna infastidita si rigirò, lo guardò
sconvolta, si riaggiustò gli abiti e i capelli, e uscì dall’ufficio sbattendo
la porta, quasi infastidita e irritata, per come era stata trattata.
“Allora, che voleva quella
meretrice?” disse Ada entrando nella stanza di Flavio dopo che Raffaella se ne
era andata.
Flavio sprofondò sulla sedia, si
tolse gli occhiali e li lanciò sulla scrivania. Si stropicciò gli occhi.
“Secondo te per cosa è venuta?
Per la campagna elettorale.”
Ada era la responsabile delle
comunicazioni dell’agenzia di cui Flavio era a capo. Si occupava della cura dei
clienti e delle loro pubbliche relazioni.
Flavio l’aveva scelta, durante
una serie infinita di colloqui, poiché era rimasto molto colpito dal suo modo
di fare e dalla sua eleganza del vestirsi. Sapeva che sarebbe stato un ottimo
bigliettino da visita da spendere sia per i clienti che per i potenziali nuovi
clienti. Inizialmente si sentiva quasi uno stronzo, come se sfruttasse il
fascino di Ada per controllare e attirare i clienti, ma fu lei stessa a fargli
capire che non era un problema. Anzi, lei aveva creato appositamente quel
personaggio per lavorare.
Fuori dagli orari e dai luoghi di
lavoro era una ragazza comune vestiva con jeans, maglietta, scarpe sportive e
giacchette, sempre con un certo stile.
Il suo modo di vestire molto
stravagante, soprattutto in ufficio non passava molto inosservato. Solitamente
utilizzava dei turbanti sulla testa e li abbinava ai suoi outfits. Nell’ultimo
periodo prediligeva soprattutto il blu e le sue sfumature.
Indossava un paio di pantaloni
turchesi, con una riga al centro, un maglioncino a collo alto, dello stesso
colore. I capelli erano raccolti in una sorta di turbante verde acqua con delle
pailletts.
“E tu che vuoi fare?” chiese la
donna mentre era intenta a rispondere ad una mail dal suo telefono, sembrava
fosse distratta, ma invece coglieva ogni sfumatura e ogni gesto dell’uomo.
“Ada, niente, non ho nessuna
intenzione di rimettermi a rimestare merda e a distruggere vite, per cosa? Per
una vittoria politica” disse Flavio alzando il tono della voce.
Ada posò il telefono sulla
scrivania di Flavio, si sedette difronte a lui e disse:
“Flavio, non è stata colpa tua
la morte del sindaco.”
“Non è stata colpa mia?” esordì
l’uomo alzandosi di scatto dalla sedia e impuntandosi verso la donna.
“Ricapitoliamo, ho portato
Saverio alla vittoria, con mille sacrifici, ho perso mia moglie dopo la sua
morte e mia sorella è rinchiusa in un istituto di igiene mentale dopo
l’accaduto.”
Ada, vista la reazione dell’uomo
si impuntò anche lei, sulla scrivania.
“Non è stata colpa tua te lo
ripeto!” ribattè Ada in tono deciso e fermo, quasi volesse ripotare Flavio alla
realtà. Sapeva che ogni volta che l’uomo riapriva l’argomento si ritrovava ad
essere chiuso nel suo castello mentale, fatto di sofferenze e di paure e per
ripotarlo alla realtà doveva necessariamente ricordagli, in maniera ferma che
la colpa non era sua. Erano state le circostanze a creare tutta quella serie di
eventi.
Dopo la discussione Ada uscì
dall’ufficio di Flavio, nel frattempo l’uomo, prese il pacchetto di sigarette
dal cassetto, il cappotto dall’appendi abiti e se ne andò dall’ufficio. La
donna lo vide uscire, quasi velocemente
e capì che era diretto verso l’istituto dove si trovava Gloria, sua sorella
maggiore.martedì 16 gennaio 2018
#Interviste: Gabriele Del Buono & #Johnny
Gabriele Del Buono |
Benvenuti in un nuovo spazio del mio blog, quello delle Interviste!
Oggi ho deciso di iniziare intervistando Gabriele del Buono, autore emergente barese. È il direttore del Prudence Magazine, classe 1988, e ha all'attivo diversi eBook su Amazon. Il 18 dicembre 2017 ha pubblicato il suo nuovo romanzo #Johnny - Cruel Summer, [acquista #Johnny - Cruel Summer] edito da Primiceri Editore.
Eccoci qui Gabriele, finalmente sei sul mio blog per farti intervistare e parlare un po'di te e del tuo nuovo romanzo #Johnny - Cruel Summer.
Sono molto curioso poiché la lettura è stata molto 'wow', e ad esserti sincero non riuscivo a smettere di leggerlo.
Ti ringrazio, è un piacere essere qui per la mia prima intervista. Beh che dire, speravo che la lettura fosse 'wow', un giallo dovrebbe creare proprio attesa e sorpresa, quindi spero di essere riuscito in questo intento, sono molto curioso di sentire le prime reazioni.
Sono molto curioso poiché la lettura è stata molto 'wow', e ad esserti sincero non riuscivo a smettere di leggerlo.
Ti ringrazio, è un piacere essere qui per la mia prima intervista. Beh che dire, speravo che la lettura fosse 'wow', un giallo dovrebbe creare proprio attesa e sorpresa, quindi spero di essere riuscito in questo intento, sono molto curioso di sentire le prime reazioni.
Partiamo con la prima domanda, un po'come si suole dire è nato prima l'uovo o la gallina: sono nate prima le canzoni o la storia di #Johnny?
Domanda interessante perché in realtà non c'è una sola risposta, in quanto la trama c'era, bisognava svilupparla, arricchirla e quindi in alcuni capitoli le canzoni sono solo state un supporto per creare l'atmosfera giusta per scrivere le scene che avevo già pensato. In altri capitoli invece ho lasciato che le canzoni scrivessero da sole la scena. Ci sono quei momenti in cui ti blocchi, o non sai come andare avanti, e trovo che una canzone possa darti gli spunti giusti, alle volte anche solo emotivi, per poter scrivere, come è successo nel capitolo dedicato al nonno e in quello dedicato a Bea.
Bene molto interessante, i personaggi sono molto reali, quasi palpabili in alcuni tratti, c'è stato qualcosa che ti ha ispirato o è nato tutto tra una battuta e l'altra?
I personaggi sono volutamente 'palpabili', alle volte nei romanzi i personaggi sono distaccati dalla realtà, qualcosa giustamente nato per essere solo una illusione, perché alla fine la funzione di una storia dovrebbe essere prima di tutto per farti vivere qualcosa di lontano da te. Penso però che lo si possa fare anche permettendo al lettore di imedesimarsi, perché il personaggio di Johnny è un po' tutti noi, tutti vorremmo metterci sulle tracce di qualcosa o qualcuno, a tutti piacerebbe sentirsi un po' investigatori almeno una volta nella vita, e se lo facessimo davvero potremmo finire nei guai come lui, quindi con Johnny si sogna, si vive qualcosa di diverso, ma si resta comunque nella sfera del possibile, perché la vita può sempre riservarci cose che ci appaiono impossibili. Probabilmente l'unico personaggio idealizzato, ispirato da un personaggio di un'altra narrazione, è quello del commissario Bollani, talmente perfetta per Johnny da sembrare irreale, c'è volutamente un alone di 'finzione' intorno a lei.
copertina #Johnny - Cruel Summer |
Fantastico! Adesso però parlami un po' di te, come ti senti alla tua prima pubblicazione, cartacea e con una casa editrice dietro?
Strano. Mi spiego meglio, è una esperienza bellissima, e non avendo ancora iniziato la vera fase promozionale sono ancora in una fase di normalità, ma avverto qualcosa di 'strano', qualcosa di nuovo che si sta per avverare, è come se non fossi ancora conscio di ciò che verrà dopo, che sono sicuro sarò bellissimo.
Se dovessi scegliere un personaggio, il tuo preferito, o quello più interessante da scrivere chi sceglieresti?
Sembrerà scontato ma Giovanni/Johnny è sicuramente il mio preferito, ha avuto la capacità, pur non esistendo realmente, di guidarmi in tutto questo. Anche perché è l'evoluzione di vari personaggi che ho in mente da sempre, quindi è sempre esistito per me. Penso che la cosa più interessante sia stata lavorare su Giovanni, la parte più interiore, quella che ci racconta insomma di Emiliano, di suo nonno, quello che gioca con Matilde, e quello che non capisce ad un certo punto il suo rapporto con Bea.
Hai la possibilità di descrizione il tuo romanzo con tre aggettivi, così a caldo.
Divertente. Accattivante. Bizzarro.
Hai altri progetti per il futuro?
Tanti. Di certo Johnny ha ancora tanto da dire, quindi potreste sentir parlare presto di una nuova avventura/disavventura. E poi ho qualcosa nel cassetto di molto personale, e molto differente da questo giallo, sto valutando ancora in quale direzione andare per la sua pubblicazione.
venerdì 30 giugno 2017
Un tuffo al cuore: DOVE TROVARLO?
Buongiorno cari lettori, da oggi 30 giugno il romanzo 'Un tuffo al cuore' di Pietro Milella è disponibile per l'acquisto in alcune librerie. La lista in aggiornamento quindi restate connessi per saperne di più. Se la vostra libreria lo vende o è interessata alla vendita contattatemi subito all'indirizzo untuffoalcuoreromanzo@gmail.com
Grazie e buon acquisto. Lo Staff.LIBRERIE:
- La libreria del Marchese, via Vittorio Veneto 164, Adelfia (BA)
- Libreria Roma, Piazza Aldo Moro 13, Bari
- tutti i punti vendita La Feltrinelli su ordinazione
- Libreria Marconi Di Mauro Racanati, Via Guglielmo Marconi, 1, Bisceglie (BT)
- Libreria Stella Di Dalfino Stella Maria, Via Giovanni Xxiii 39-41, Acquaviva delle Fonti (BA)
- LibriAmo, Piazza Di Vagno 31, Santeramo In Colle (BA)
STORES ONLINE:
- La banda del book
- La Feltrinelli
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FORMATO EBOOK:
- da fine luglio disponibile -
seguite Pietro Milella e Un Tuffo al Cuore su Facebook.
giovedì 15 giugno 2017
UN TUFFO AL CUORE dal 30 giugno in libreria!
E alla fine arriva... Un tuffo al cuore. 🌊
Ve ne ho parlato a lungo, vi ho incuriosito con diversi spoiler sparsi tra un post e una canzone.
Oggi, con grande gioia, nel cuore e soprattutto nei miei occhi, sono
lieto di presentarvi la copertina del mio primo romanzo, in preordine
dal 16/06 e disponibile in libreria dal 30/06, edito da Zerounoundici Edizioni. #UnTuffoAlCuore #UTAC
Potete pre-ordinare il libro QUI ➡ http://bit.ly/2rhCRvk
Potete leggere un'anteprima QUI ➡ http://bit.ly/2rvPNND
Potete leggere un'anteprima QUI ➡ http://bit.ly/2rvPNND
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Restate sintonizzati per tanti aggiornamenti!
Sinossi: Marco vive in un paesino vicino a Bari e studia Lettere all'università. Da sempre omosessuale, da poco tempo è riuscito a fare outing con la sua famiglia e con i suoi amici. A costituire un vero e proprio spartiacque nella sua vita, però, vi è un'esperienza traumatica che l'ha segnato nel profondo: la violenza sessuale subita dalla persona che credeva di amare, Alessandro. Sarà solo grazie a un incontro fortuito in piscina con Jacopo, un giovane scrittore che ha alle spalle una dura perdita, che riuscirà a ritrovare il sorriso. Tra Milano e Bari, "Un tuffo al cuore" racconta la storia di un amore in grado di curare le ferite e di riportare alla vita i sogni che si credeva fossero perduti per sempre.
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Sinossi: Marco vive in un paesino vicino a Bari e studia Lettere all'università. Da sempre omosessuale, da poco tempo è riuscito a fare outing con la sua famiglia e con i suoi amici. A costituire un vero e proprio spartiacque nella sua vita, però, vi è un'esperienza traumatica che l'ha segnato nel profondo: la violenza sessuale subita dalla persona che credeva di amare, Alessandro. Sarà solo grazie a un incontro fortuito in piscina con Jacopo, un giovane scrittore che ha alle spalle una dura perdita, che riuscirà a ritrovare il sorriso. Tra Milano e Bari, "Un tuffo al cuore" racconta la storia di un amore in grado di curare le ferite e di riportare alla vita i sogni che si credeva fossero perduti per sempre.
lunedì 4 luglio 2016
Recensione "E se per caso"
“E se per caso” ti ritrovi sulla
tua home un libro con un titolo così, innocuo, ma accattivante apri il link e
lo scarichi da Amazon sul tuo Kindle e lo leggi in men che non si dica.
L’autore del racconto è il
giovane Gabriele del Buono, un ragazzo di origini baresi che ha tra le tante
passioni quella della scrittura. Nel mese di giugno 2016 ha pubblicato il
racconto breve: “E se per caso”. Lo si può definire un racconto breve nella
piena accezione del termine, sebbene sia molto pieno di emozioni e di piccoli
dettagli condensati con abile maestria nelle 30 pagine che racconta la storia
d’amore tra Nana e Romeo. Ci si ritrova a leggere l’intero romanzo in poco meno
di un’ora soprattutto perché è la storia che lo rende possibile.
Non mi soffermo suoi dettagli
della storia per il semplice fatto che la sua fluidità, ma soprattutto la
sua immediatezza, la rendono così semplice e genuina da lasciare il lettore
senza parole. Tu conoscerai già il finale nella tua mente, ma fino all’ultimo
non saprai mai immaginarlo in maniera perfetta se non con le parole e le
immagini trasmesse dall’autore. Anche lo stile dell’autore influisce molto su
questo aspetto, poiché la sua estrema capacità di sintesi permette al libro di
catturare sin da subito l’attenzione del lettore senza distoglierlo dalla
storia.
E se per caso
Gabriele Del Buono
Officina delle nuove penne | La liberia segreta
★★★★★
Nana e Romeo si conoscono per caso in una sera di primavera all'osservatorio comunale. Nasce una storia d'amore inaspettata per entrambi, che sei mesi dopo viene stravolta da un evento che potrebbe dividerli per sempre. I due protagonisti, adolescenti, dovranno compiere delle scelte, e lottare per quello che hanno costruito insieme.
E se per caso
Gabriele Del Buono
Officina delle nuove penne | La liberia segreta
★★★★★
Nana e Romeo si conoscono per caso in una sera di primavera all'osservatorio comunale. Nasce una storia d'amore inaspettata per entrambi, che sei mesi dopo viene stravolta da un evento che potrebbe dividerli per sempre. I due protagonisti, adolescenti, dovranno compiere delle scelte, e lottare per quello che hanno costruito insieme.
sabato 2 luglio 2016
Recensione "Now you see me 2"
Now You See Me 2
Jon M. Chu
Lionsgate, Summit Entertainment
★★★★
I Quattro Cavalieri affrontano una seconda avventura portando in tutto il mondo l'illusione a nuove vette di stupore. Un anno dopo aver ingannato l'FBI e aver conquistato il favore del pubblico con i loro spettacoli di magia alla Robin Hood, gli illusionisti ritornano con una nuova performance, nella speranza di smascherare le pratiche immorali di un magnate della tecnologia. L'uomo dietro il loro ritorno è Walter Mabry, un prodigio della tecnologia che minaccia la vita e la reputazione dei Cavalieri agli occhi del mondo. La loro unica speranza è di mettere in scena una spettacolare esibizione senza precedenti per riabilitare il loro nome e rivelare la mente dietro al complotto.
“Now you see me 2” finalmente è arrivato nelle sale cinematografiche e con grande sorpresa è stata una leggera delusione. Non mi ha per niente entusiasmato come il primo capitolo della saga, poiché come tutti i seguiti ha perso qualcosa nel voler tentare di fare qualcosa in più rispetto al primo capitolo. Certo, se lo si considera una storia a sé rispetto al primo, si potrebbe salvare qualcosina in più, come alcuni aspetti della trama che hanno stonato e non poco.
Jon M. Chu
Lionsgate, Summit Entertainment
★★★★
I Quattro Cavalieri affrontano una seconda avventura portando in tutto il mondo l'illusione a nuove vette di stupore. Un anno dopo aver ingannato l'FBI e aver conquistato il favore del pubblico con i loro spettacoli di magia alla Robin Hood, gli illusionisti ritornano con una nuova performance, nella speranza di smascherare le pratiche immorali di un magnate della tecnologia. L'uomo dietro il loro ritorno è Walter Mabry, un prodigio della tecnologia che minaccia la vita e la reputazione dei Cavalieri agli occhi del mondo. La loro unica speranza è di mettere in scena una spettacolare esibizione senza precedenti per riabilitare il loro nome e rivelare la mente dietro al complotto.
“Now you see me 2” finalmente è arrivato nelle sale cinematografiche e con grande sorpresa è stata una leggera delusione. Non mi ha per niente entusiasmato come il primo capitolo della saga, poiché come tutti i seguiti ha perso qualcosa nel voler tentare di fare qualcosa in più rispetto al primo capitolo. Certo, se lo si considera una storia a sé rispetto al primo, si potrebbe salvare qualcosina in più, come alcuni aspetti della trama che hanno stonato e non poco.
La storyline del film è sulla
falsa riga del primo, ma con un sapore di continuità che sin dalle prime battute
sembra promettere un maestoso sequel, che si spegne pian piano con il
dissiparsi della storia. Non mancano certamente i colpi di scena come nel film
precedente, ma si sente molto la mancanza della protagonista femminile che
aveva caratterizzato il primo capitolo: Henley Reeves (Ilsa Fisher) a causa
della sua gravidanza l’attrice non ha potuto prendere parte alle riprese del
secondo film pertanto è stato aggiunto alla trama il personaggio di Lula May
(Lizzy Caplan).
Nel film i quattro cavalieri,
cinque se si conta il poliziotto, sono ormai una leggenda in tutto il mondo, ma
anche una spina nel fianco per Thaddeus, l’uomo che hanno rinchiuso in prigione
alla fine del primo film. Si ritrovano a dover aspettare gli ordini
dell’Occhio, senza mai concretizzare uno spettacolo vero e proprio e un loro
ritorno in scena. Ma uno strano avvenimento, manipolato da più menti del
crimine riesce a riportarli in scena e persino a beffarli rendendoli vittime di
una trappola ben orchestrata dai loro vecchi nemici.
A volti noti dei protagonisti si
aggiungono Walter Mabry (Daniel Radcliffe), che interpreta il figlio di Arthur
Tessler, e Chase Mckinney fratello gemello di Merrit (sempre interpretato da Woody Harrelson).
Complessivamente il film e la trema
prendono 4/5, sebbene ci siano stato multi punti discutibili, che ahimè sono
stati salvati soprattutto dalla magnifica colonna sonora.
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