blog ufficiale.

lunedì 15 aprile 2019

#T12 Capitolo 2

Nessun commento

Dopo l’assassinio del marito Gloria era stata rinchiusa in un istituto di igiene mentale a causa del trauma che aveva subito. I medici non sapevano che diagnosi elaborare.
Viveva in una sorta di prigione mentale, dopo l’accaduto. A volte sembrava uscirne, ma subito dopo si rinchiudeva nella sua prigione. Inizialmente erano più frequenti i momenti di lucidità che quelli di prigionia, ma pian piano la follia prese il sopravvento su di lei rinchiudendola sempre di più nella sua prigione mentale. Psicologi, psichiatri e neuropsichiatri avevano cercato di elaborare una diagnosi o una sorta di cura, me nessuno ne era venuto a capo.
Sembrava che la donna stesse bene, ma improvvisamente impazziva, iniziava ad urlare e a grattarsi le mani fino a farla sanguinare, lacerandosi diversi strati di pelle. Una volta durante la notte si grattò così a fondo che il mattino dopo, i medici che la trovarono potevano vedere persino i tendini sul dorso della mano. Le furono medicate subito le ferite e poi venne sedata per diversi giorni. Quando ricominciava ad avere questi attacchi i medici le lasciavano le mani con garze e bende in modo da impedirle di potersi fare del male. In questo periodo, a ridosso dell’anniversario della morte del marito Gloria si trovava nuovamente in quella fase.
Non appena Flavio la vide, nel corridoio dell’istituto dove era ricoverate le corse incontro e l’abbracciò. La prese sottobraccio e la condusse nella sala comune.
Aveva le braccia fasciate in modo spesso, i lunghi capelli rossi arruffati e spettinati, e lo sguardo spento. Gli occhi sembravano quasi vitrei, l’azzurro aveva lasciato lo spazio ad un grigio spento. Sembrava in uno stato catatonico. Camminava deambulando e ciondolando, come se fosse stata imbottita di psicofarmaci e sedativi.
“Sarà sicuramente così” pensò Flavio.
“Gloria come ti senti oggi.” Chiese Flavio con tono quasi rammaricato e sconsolato.
“Il tempo passa, la mente tace, scordar di lui non son capace…” disse mentre si guardava intorno, si stringeva le braccia al corpo e cercava di non farsi sentire.
Flavio cercò di tranquillizzarla, accarezzandola per quel che poteva. La donna si allontanò.
“Non mi toccare…” urlò in tono isterico e quasi cagnesco.
Nella sala comune calò il silenzio. Gli inservienti erano ad un passo dall’intervenire ma Flavio fece loro cenno di aspettare. Non voleva spaventare sua sorella. Non voleva essere, anche lui, complice della sua solitudine e della sua prigionia. Chiunque fosse andato a trovarla, negli ultimi anni era sempre stato aggredito e poi rifiutato da Gloria. Era rimasto solo Flavio.
“Gloria calmati!” esclamò il fratello, alzandosi e pronunciando con fermezza quelle due parole.
La donna rimase quasi sbalordita di questa reazione, quasi stranita tant’è che recepì subito il messaggio e si sedette nuovamente.
“Scusami, è che io non sono pazza, voglio solo mantenere le distanze.”
“Ok, va bene…”.
L’uomo rimase un’altra ora con la sorella, conversando con lei per quel che poteva. Finita la visita rientrò in ufficio.

Nessun commento :

Posta un commento